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27 Febbraio 2025
181 – 27 Febbraio 2025 –
Miele: Gr 15,16 – Parole da divorare
Giovedì nella nostra “lectio” settimanale abbiamo accolto con gioia la gioia di Geremia nell’accoglienza della Parola di Dio. Nella storia di quel profeta sappiamo che i momenti di gioia sono stati veramente pochi, ad ascoltarlo testimoniare di sé nel suo libro profetico. E dunque un momento di grande significato e valore, per lui e per noi, è il versetto Gr 15,16, che è la nostra “razione di miele dalla roccia della Parola” di questa settimana:
16] Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché il tuo nome è invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti.
Pur in un contesto di persecuzione solitudine e sofferenza (Gr 15,15-21), questo versetto è una finestra aperta sul mistero di Dio che vuole comunicare con l’uomo e in particolare con il profeta che lui stesso invia al suo popolo.
C’è anzitutto una “Parola” che “viene incontro” a Geremia: non è lui a prendere l’iniziativa, quella Parola non la inventa lui. La Parola gli si fa misteriosamente “incontro”: sulle strade e i luoghi della vita (abbiamo riletto per questo Gr 18, dove Geremia è invitato a scendere nella bottega del vasaio dove dai gesti dell’artigiano scaturisce per lui la comunicazione della Parola), oppure nel segreto del cuore e della coscienza, oppure di fronte agli eventi della vita o alla sorte di persone (abbiamo ricordato la sorte di Anania in Gr 28, che crede di essere profeta e invece è un falso profeta perché annuncia la sua parola e non quella di Dio!).
Dunque la comunicazione di Dio viene incontro, Dio si fa presente, pur rimanendo il “totalmente-altro” si fa parola intelligibile, comunicata.
Ed ecco la stupenda reazione del profeta, da allora e per tutti i secoli esempio di via di attuazione per tutti noi: “la divorai con avidità”. Preghiamo perché ogni giorno lo Spirito di Gesù ci “parli” e noi divoriamo con avidità, con fame, fame di Parola, fame di senso, fame del divino che alimenta, unico, la strada dell’umano.
Non si tratta di “leggiucchiare” la Parola di Dio ogni tanto, di mettersi qualche volta distrattamente alla ricerca e all’ascolto di essa: si tratta di vera fame che non è mai delusa. Non è come la fame di cose umane: affari, amori, giochi, relazioni, storie, ecc.. che spesso riempiono solo temporaneamente lo “stomaco interiore”, ma difficilmente saziano. Agostino ricorda l’esempio, applicato a se stesso, dell’uomo che va a letto affamato e nel sonno sogna di mangiare un lauto pranzo, ma poi quando si sveglia ha più fame di quando si è addormentato!
Perché la vera Parola del Signore è gioia, è letizia, è pienezza. Sottolineiamo la parola “letizia” che non è solo gioia, ma una gioia piena, traboccante, che prende tutto l’essere, che si irraggia attorno a noi, che ci fa sentire dentro la strada giusta, al posto giusto..
Veramente la nostra preghiera (di richiesta e di lode) si innalzi sempre: “dacci Signore sempre del pane della tua Parola”, come disse la Samaritana “Signore dammi di quest’acqua!”.
Ed ecco l’espressione finale che dà la motivazione essenziale della gioia provocata dall’accoglimento della Parola: perché la Parola vera è “farsi visibile e condivisibile” della presenza del nostro Dio. Il “nome”, soprattutto nella visione degli antichi, non è tanto o soltanto un insieme di lettere di “identificazione e riconoscimento” di ognuno di noi. Il Nome, oltre a quello, è soprattutto l’essere stesso della persona in quanto si rivela, il suo “aspetto visibile e conoscibile” rivolto all’altro, a noi. Il Dio inconoscibile e invisibile, eterno e nascosto, si è fatto Nome visibile e potente con la sua Parola e poi con la sua Parola fatta carne, il suo Verbo. Gesù è il Nome visibile del Padre: “chi vede me vede il Padre” (Gv 12,45). L’Eterno si è fatto Logos, rivelazione, senso, e condivisione.
Geremia “sente” questo Nome, questa presenza onnipotente e benefica, su di lui. Quanto più possiamo sentirla noi, dal momento che quella presenza si è fatto uno di noi e ha dato la vita per noi, e siede alla destra del Padre e intercede per noi! (Rm 8,34)
Prima della colazione, del pranzo e della cena “divoriamo” ogni giorno la Parola del Padre, del Figlio, nello Spirito Santo (che rende contemporaneo il nostro oggi alla eternità che sempre “sta”).