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086 – Lectio su Fl 3,1-6

 

Lectio del 22.12.22

 

Testo:

 

1  Τὸ λοιπόν, ἀδελφοί μου, χαίρετε ἐν κυρίῳ. τὰ αὐτὰ γράφειν ὑμῖν ἐμοὶ μὲν οὐκ ὀκνηρόν, ὑμῖν δὲ ἀσφαλές.

[1] Per il resto, fratelli miei, siate lieti nel Signore. Scrivere a voi le stesse cose, a me non pesa e a voi dà sicurezza.

 2  Βλέπετε τοὺς κύνας, βλέπετε τοὺς κακοὺς ἐργάτας, βλέπετε τὴν κατατομήν.

[2] Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare!

 3  ἡμεῖς γάρ ἐσμεν ἡ περιτομή, οἱ πνεύματι θεοῦ λατρεύοντες καὶ καυχώμενοι ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ καὶ οὐκ ἐν σαρκὶ πεποιθότες,

[3] I veri circoncisi siamo noi, che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne,

4  καίπερ ἐγὼ ἔχων πεποίθησιν καὶ ἐν σαρκί. Εἴ τις δοκεῖ ἄλλος πεποιθέναι ἐν σαρκί, ἐγὼ μᾶλλον·

[4] sebbene anche in essa io possa confidare. Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui:

 5  περιτομῇ ὀκταήμερος, ἐκ γένους Ἰσραήλ, φυλῆς Βενιαμίν, Ἑβραῖος ἐξ Ἑβραίων, κατὰ νόμον Φαρισαῖος,

[5] circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo;

 6  κατὰ ζῆλος διώκων τὴν ἐκκλησίαν, κατὰ δικαιοσύνην τὴν ἐν νόμῳ γενόμενος ἄμεμπτος.

[6] quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.

 

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Giovedì ci siamo concentrati ad accogliere la lettera ai Filippesi 3,1-6. Paolo potrebbe terminare la lettera lì, ha detto tutto quello che aveva da dire in risposta al dono dei Filippesi tramite Epafrodito. Ma gli costa troppo a fermarsi e allora ecco i due capitoli, il 3 e il 4 che hanno come cuore la parola “gioia”. Saranno ripetizioni, ma cosa importa? Per Paolo sarà sempre una gioia parlare con i suoi, anche solo per lettera, e anche ripetendo le stesse cose. Tutto giova al cammino della fede, delle persone e delle comunità.

Ciò che conta veramente è gioire nel Signore, sentirsi vivi inseriti in Cristo nostra Vita, cercare di vivere nel cuore quello che egli è, quello che ha fatto per noi, quello che ci ha chiesto di vivere.

Ma poi, ecco, la stizza di Paolo viene fuori e pensa al rovescio della medaglia, alle prove che i Giudaizzanti e tanti altri gli procurano ed esplode per difendere la novità cristiana, quella vera, quella centrata nel vero Israele.

E come un fiume in piena Paolo ripete più volte le stesse cose con parole diverse ed elenca cose su cose parlando come a voce alta, per convincere gli altri e prima se stesso di quella novità meravigliosa che si è trovato a vivere nella sua vita, cioè il Cristo Risorto e Vivente.

E il capitolo 3 è uno sguardo complessivo tra passato, presente e futuro, tra la vita nella realtà ebraica e giudaica e la realtà attuale nelle braccia del suo Signore.

I versetti che sono stati oggetto della nostra lectio divina, da 1 a 6, prendono con forza le distanze dal passato collocato all’interno del popolo di Dio e di cui gli attuali nemici sono membri ed espressione di realtà distorte e non rinnovate alla luce di Cristo. Parole dure, al limite della decenza, con cui Paolo stigmatizza la condizione e gli ideali di chi non ha accettato la pienezza di Cristo e insieme prende le distanze con forza da se stesso, dal suo essere israelita.

Sì, pur nella condizione che ormai va abbandonata, quella di israelita, Paolo si vanta di non essersi fatto mancare niente. Non ha lasciato il popolo ebraico a motivo di qualcosa che gli mancava, no, lo ha lasciato, anzi non lo ha nemmeno lasciato, ma lui si è trasformato in una continuità e insieme taglio con il passsato, per cui i valori di cui si alimentava diventano ormai spazzatura da rifiutare dinanzi alla meravigliosa vita in Cristo Gesù. E così Paolo snocciola i suoi punti di vanto e di merito in quanto autentico israelita, almeno fino a quando è stato tale..