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Lectio dal 23.5.24

149 – 23 Maggio 2024 –
Sl 17(18),1-3

 

Pensare che tremila anni fa fosse esistito un uomo la cui ragione di vita fosse il suo Dio e la sua lode mi sembra così affascinante e particolare. Davide, re d’Israele, in tutto uomo del suo tempo (amore e odio, possesso e violenza, donne a non finire, omicidio e tradimento, ma anche amicizia, lealtà e fedeltà agli amici, rispetto di Dio e delle sue leggi), Davide ebbe una caratteristica particolare: amò il suo Dio, il Dio dei suoi padri, Jahvè, più di se stesso e a lui si affidò sempre nella buona e nella cattiva sorte, accogliendolo come più grande del suo cuore.

Davide suonava la cetra e cantava, era biondo e di bell’aspetto, e il suo canto accarezzava il cuore di tutti, compreso quello del re Saul che pure a tratti lo voleva morto, perché lo invidiava nella sua sicurezza e nel suo enorme successo con tutti.

E a lui la tradizione d’Israele fa risalire la prima raccolta di “salmi” (theillìm), poesie cantate, lode ed esaltazione di Jahvè e del suo popolo, anche se non sempre il rapporto tra loro è facile, come tra Davide e il suo Dio,

Ma alla fine della vita (leggiamo il passo parallelo al salmo, 2Sm 22) sentì il bisogno di “confessare” il suo amore per Jahvè, riconoscendo da sempre presente l’amore e la protezione di Jahvè su di lui: è il salmo da cui prendiamo il boccone di “miele dalla roccia” di questa settimana: Sl 17(18),1-3. Eccone il testo:

 

[1] Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul.

[2] Disse dunque: Ti amo, Signore, mia forza,

[3] Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.

 

Otto “motivi” per essere attaccato al suo Dio e per lodarlo con tutto il cuore:

Roccia,

Fortezza,

Liberatore,

mio Dio,

Rupe,

Scudo,

Salvezza,

Baluardo.

 

e poi tutto il (lungo) salmo canta e racconta i “flutti di morte” che sempre hanno cercato di affogare Davide, ma la protezione di Dio è stata più forte.

Così l’autore di 2Sm 22 colloca questo canto come “riassunto” della vita interiore di Davide come ultima espressione del cuore prima di morire..

 

“Traducendo” questa Parola nell’ambito e nei valori del Nuovo Testamento, personalmente da anni la prego in questa forma (espressa in Ap 7,12)

 

Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza, [benedizione] al nostro Dio, [Padre, Figlio e Spirito Santo] nei secoli dei secoli. Amen.

 

Preghiamo questa Parola ogni giorno imparandola a memoria nella forma che vogliamo, perché in mezzo al fiume delle vicende umane che passano, noi rimaniamo attaccati all’unica Roccia che sta ferma in eterno e dà senso e felicità alla nostra vita!