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Lectio dal 30.5.24

150 – 30 Maggio 2024 –
Miele: Mt 10,8b

 

Giovedì siamo ritornati al Vangelo per mettere la lente della nostra attenzione su una Parola bella e forte, dolce e profonda per la nostra “collezione” di “siti biblici” da cui è sgorgata per sempre acqua di vita e su cui i pellegrini dell’Assoluto, tutti noi nella fede, roviamo abbondante il miele gratuito della consolazione e della speranza.

La frase di questa volta è Mt 10,8b, dal cosiddetto “discorso missionario” di Gesù, secondo discorso nel Vangelo di Matteo, che costituisce come un secondo libro della nuova Torah di Gesù, una seconda colonna su cui poggia il nuovo tempio, il tempio che lo Spirito sta costruendo nell’amore e nella rivelazione di Gesù:

 

“Gratuitamente avete ricevuto,

gratuitamente date”.

 

C’è nella nostra vita, abbiamo detto, una origine gratuita di tutto e ci deve essere una “uscita”, un donare gratuito di tutto. Tanto spesso si cita la frase: noi possediamo solo quello che doniamo. Oppure quella frase di Gesù citata in At 20: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. “Tutto è grazia” dice la famosa frase finale del “Diario di un curato di campagna” di Bernanos: tutto, la vita, la morte, la gioia, il dolore, l’amore, la sofferenza, tutto è dono del Padre per mezzo del Figlio, nella potenza dello Spirito. La gioia e la benedizione sono anticipazioni della vita piena che ci verrà donata totalmente, la sofferenza e il dolore sono partecipazioni al dono gratuito che ha fatto Gesù della sua vita per noi, hanno valore redentivo, segno d’amore e strumenti di amore..

 

Gesù parla ai suoi discepoli, li invia al mondo come lui è stato inviato dal Padre. E da loro deve sgorgare quel dono senza fine che sgorga e sgorgherà sempre da lui. Ricordiamo il famoso episodio di Atti 3. Pietro parla agli occhi dello storpio che sta chiedendo l’elemosina alla Porta Bella del Tempio. E gli dice: “Non ho né or né argento ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù il Nazareno alzati e cammina. Gesù aveva consegnato a Pietro le chiavi del regno dei cieli, il suo potere e la sua gloria. E Pietro dona a piene mani il dono ricevuto, il potere di far sperimentare agli uomini che è in mezzo a noi il Regno di Dio Padre, in Gesù Cristo per la potenza sconvolgente dello Spirito di vita.

E’ così semplice eppure così difficile per la nostr umanità tendente all’egoismo: noi siamo per il nostro Dio un “fascio” di luce che quello che riceve deve trasmetterlo. E solo così chi dona e chi riceve sono nella stessa comunione del Figlio di Dio che ci ha amati e ha dato se stesso per noi.

Con questa affermazione di Gesù il dono è anzitutto e soprattutto qualcosa di interiore, di dentro di noi, prima che sia qualcosa che accade fuori di noi. Il Samaritano della parabola, racconta Gesù, prima “ne ebbe compassione” poi “gli si fece vicino (prossimo)” e poi curò le sue ferite. E’ in gioco il nostro cuore. Preghiamo perché il cuore cresca ogni giorno nella consapevolezza di essere destinatari di ogni dono e dunque soggetti di ogni misericordia..