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Lectio del 11.7.24

156 – 11 Luglio 2024 –
Miele: Sp 11,20(21)

 

 

Sappiamo che il libro della Sapienza, scritto in greco verso il 50 a.C., ad Alessandria, sotto l’influsso anche dello scrittore giudaico e platonico inisieme, Filone di Alessandria, è l’ultimo libro dell’Antico Testamento in ordine di tempo di composizione. Esso non è accolto nel canone dei libri biblici considerati ispirati e messo in appendice, come libro comunque notevole, insieme ad altri come Tobia, Giuditta, Ester, ecc.., mentre gli autori cattolici l’hanno sempre accolto, studiato, meditato e pregato, anche nella liturgia (ricordiamo il celeberrimo capitolo 2 che spesso sentiamo proclamare ai nostri funerali “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”).

Questo libro porta al punto più alto la riflessione e l’annuncio sulla Hocmah, cioè la Sapienza di Dio che arriva quasi ad essere personificata, e che è presentata come creatrice e ordinatrice dell’universo e in particolare della storia biblica, dei kairòi, cioè gli interventi di salvezza di Dio lungo la storia a favore del suo popolo. In questo libro si fa ampia meditazione degli eventi dell’Esodo e soprattutto delle piaghe d’Egitto presentate secondo la legge del “contrappasso”: il peccatore è punito proprio da ciò in cui ha peccato: la natura si rivolge contro gli Egiziani!

Ma la meditazione del libro della Sapienza è molto più profonda di una lettura legata a degli eventi: tutto infatti Dio crea e ordina con la sua Sapienza e tutto dirige al suo fine, dando ad ogni cosa le sue dimensioni, la sua struttura e la sua presenza nel mondo.

Ed ecco la frase scelta per noi come miele saporito della settimana. Al capitolo 11 l’autore sostiene che i peccatori potevano e possono essere castigati da Dio con qualsiasi intervento della sua potenza, ma in realtà è la struttura stessa dell’universo, costituita dalla Sapienza con le sue regole, i suoi cammini, le sue dimensioni spazio-temporali, che distrugge e mette a tacere tutti coloro che si ribellano all’ordine costituito. Ecco:

 

[20] Anche senza queste potevano cadere con un soffio, perseguitati dalla giustizia e dispersi dal tuo soffio potente,

ma tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo [numero] e peso.

(πάντα μέτρῳ καὶ ἀριθμῷ καὶ σταθμῷ διέταξας)

 

In queste poche parole l’universo. La convinzione della Parola è che Dio sia, come diceva Saint-Exsupéry il “Geometra universale”, colui che stabilisce e conosce i “numeri” di ogni cosa, nel tempo e nello spazio, la misura cioè la dimensione finita di ogni cosa finita, il numero di ogni cosa, cioè il suo “quanto” di materia costitutiva, e il suo peso, il suo valore, la forza di gravità, la “presenza” di ogni cosa. Insomma, l’universo è “finito” nelle sue dimensioni costitutive, nel tempo e nello spazio, e ogni realtà è creata, vive e poi muore come Dio vuole. Il caso non esiste, se non come armonia che ancora sfugge alla nostra conoscenza. Ma tutto è armonia, vita, vitalità, essere e ricchezza di essere. E come diceva Agostino nel suo latino essenziale: “tu hai detto ad ogni cosa ‘hinc et hucusque'”, da qui a là.

E oggi con la nostra scienza, che altro non è che conoscenza, siamo arrivati a conoscere la realtà costitutiva di molte realtà, pensiamo a esempio al codice genetico di ognuno: una serie di numeri perfettamente organizzati. E il flusso degli elettroni del computer non sono forse “numeri che viaggiano”?

Rendiamo dunque grazie al Dio che fa muovere e vivere ogni cosa secondo i suoi numeri e la sua natura. Nella loro conoscenza meno sottile della nostra gli antichi dicevano “ogni realtà è fatta per stare al posto determinato dal suo peso, la terra in basso, l’acqua sopra la terra, poi l’aria e in alto il fuoco. E ogni realtà tende al suo posto, al posto del suo peso: getti un sasso, scende in basso, accendi un fuoco, tende in alto.

E qual è il nostro peso, la nostra forza di gravità, si domandava Agostino nelle Confessioni: “Il mio peso è l’amore. Sono trascinato da esso dovunque mi trascina. E il nostro luogo è il cielo di Dio”..

 

Messaggio su WhatsApp (14 Luglio 2024)

 

“Hai disposto ogni cosa con misura, numero e peso” (Sp 11,20). Una piccola frase, la chiave di lettura dell’immenso universo, che gli antichi chiamavano “kòsmos”, immensa realtà ordinata e bella (pensiamo ai cosmetici!). Tutto il cosmo è ordinato secondo la volontà creatrice di Dio. E dove vediamo confusione e caso, sono i nostri occhi a non saper vedere l’armonia che è ovunque. Ma il nostro Dio, dice il libro della Sapienza, ha creato tutto per la vita, la bellezza e la gioia, il suo Spirito soffia e fa vivere tutti e tutto..

Questo abbiamo meditato con la frase di giovedì, scelta da Sapienza 11,20.

Mentre lunedì – eravamo pochi! – siamo ritornati su Eb 10,23-31 laddove il predicatore Apollo non fa sconti a nessuno e sostiene che il dono di Dio è talmente grande in Cristo che chi pecca anche una sola volta non ha più possibilità di essere perdonato.

Ora noi siamo chiamati ad accogliere anche questo punto di vista, proposto dal mondo di Apollo e della sua prima comunità cristiana, la sua “molecola” nell’insieme del Corpo di Cristo, anche se poi la Chiesa, approfondendo la parola e la presenza del Signore, si è sentita in dovere di aprire altre strade di interpretazione, perdono e rinnovamento. Comunque la serietà di questi testi rimane sempre e interroga la nostra coscienza ogni giorno!