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Lectio del 26.9.24

163 – 26 Settembre 2024 –
Miele: 1Gv 1,1-4

 

Questa settimana, per una buona portata di miele dalla roccia della Parola non ho resistito e son rimasto nei paraggi dell’incontro di lunedì, dove abbiamo cominciato a presentare la Prima Lettera di Giovanni, da sempre una meraviglia delle meraviglie e, come sempre, una difficoltà delle difficoltà!

E così la parola-miele di questa settimana sono i primi quattro versetti della lettera, il cosiddetto “Prologo”.

Una Parola dove riecheggiano forti i temi del Vangelo secondo Giovanni, il Logos-Verbo di Dio, la Vita, la Luce, la testimonianza, il discepolato e la gioia che scende dal Padre e nello Spirito raggiunge tutti noi e tutto il mondo “disponibile”.

 

[1] Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita –

[2] la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –,

[3] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.

[4] Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

 

Giovanni afferma con forza: Ho sperimentato fisicamente e visibilmente il Dio incarnato e sono stato inviato da lui a testimoniarlo a tuti attorno a me. L’esperienza forte di Gesù diventa consapevolezza di una missione irrinunciabile, e tutto si fa gioia, per Giovanni e per coloro cui annuncia.

Perché c’è un protagonista che fonda, motiva, rinnova e dà forza alla nostra vita: la Vita stessa con la “V” maiuscola, la Vita che vive e fa vivere. Una Vita che è “nel principio senza principio” e che dunque abbraccia ogni dimensione possibile di spazio, tempo, esistenze..

Ora questa Vita si è incredibilmente incarnata in un uomo, che da allora Giovanni e gli altri testimoni privilegiati hanno potuto vedere, contemplare, toccare, udire nelle sue parole. La vita eterna si è fatta per noi vita terrena: egli che era al di sopra di noi e tutto per noi, nostro Creatore e nostro Tutto, si è fatto uomo che “ha posto la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1,14).

Dunque la fede in Cristo, Dio e uomo, dà ogni risposta di senso, di verità, di condivisione, di misericordia ad ogni nostra dimensione: al nostro essere uomini e donne, creati da lui, amati da lui, chiamati da lui, arricchiti da lui, salvati da lui..

La nostra fede è in una persona che ci parla del Padre nello Spirito in maniera una e unica: una religione personale, di presenza, di relazione, di amore, prima che una religione di affermazioni di principio, di stili di vita, di dimensioni esterne fosse anche il Tempio o le persone sacre. Per me, per noi, come ci ha insegnato Paolo a dire “il vivere è Cristo”. Tutto il resto c’è (e ci deve essere!) ma è di conseguenza. Egli stesso ha poi ispirato una Parola che forma il nostro “codice di riferimento”.

Egli è il “Verbo della vita”, la Vita che si è fatta Parola, che si è fatta storia in una persona e ci parla dell’Eterno come solo lui sa fare..

Tutta l’esistenza dell’Apostolo, come pure tutta la nostra esistenza, è sotto il segno della meraviglia, dello stupore che ti fa sentire vivo fin nelle radici della tua esistenza. Nel più profondo del tuo profondo c’è lui, e ci sarà sempre. Egli ti ama e se tu lo ami egli è qui per amarti, da sempre e per sempre..