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Lectio del 31.10.24

166 – 31 Ottobre 2024 –
Miele: Ap 7,9-12

 

In concomitanza con la grande festa di Tutti i Santi del 1 Novembre, la scelta del “miele dalla Parola”, la frase da accogliere, meditare, imparare e praticare l’abbiamo scelta dall’Apocalisse e fa parte del brano che è stato scelto dalla Chiesa per essere la prima lettura di quella festa. In un contesto di visione universale e cosmica, Giovanni contempla la moltitudine immensa dei salvati da Dio, che siede sul suo trono eterno e dall’Agnello, Gesù Cristo immolato per amore. Ecco i quattro versetti della nostra “razione di miele”:

[9] Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

[10] E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».

[11] E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo:

[12] «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».

 

La salvezza, cioè l’essere liberati dal mondo, che morirà, e l’essere chiamati a condividere la vita eterna nel regno di Dio e dell’Agnello, nello Spirito Santo, non è più qualcosa i riservato al popolo eletto, il popolo d’Israele. Certo, prima (vv. 4-8), attraverso numeri simbolici (12x12x1000) si annuncia che tutto l’Israele che si affida a Cristo verrà salvato. Ma poi, ecco: una moltitudine immensa, che raccoglie i credenti di ogni tempo e di ogni spazio, senza più alcuna distinzione o classificazione. Il “pass” di entrata è solo nell’essere credenti in Cristo, uniti e obbedienti a lui, pronti a camminare con lui nella storia verso la vita eterna.

E questa possibilità di renderci “santi” cioè ricchi di vita e “separati per” Dio è completamente un suo dono, ed appartiene solo al Dio Trinità, al Padre, per mezzo del Figlio-Agnello, nello Spirito Santo.

Ed essere nel regno vuol dire accogliere, riconoscere, e gridare a tutti e sempre che Dio in Cristo è l’unico pastore che ci conduce alle acque della vita. Tutto il resto è tenebre.

E’ difficile in un momento storico come il nostro, dove sembra che Dio sia praticamente scomparso, dove la lode e il riconoscimento adorante del Creatore e Salvatore è assente da miliardi di bocche e di cuori, affermare il contrario: diversamente da ciò che appare l’universo è nato, è fondato, è riempito di senso solo dal nostro Dio, che ha fatto dell’amore gratuito il motore della sua stessa vita (“Dio è Amore” 1Gv 4,16) e la dimensione più vera della nostra.

In questo contesto, quelli che vengono chiamati “Santi” e spesso proposti dall’autorità della Chiesa alla nostra venerazione, sono la punta emergente di una chiamata riservata a tutti, a tutti noi, a me, a te. Essi ne sono l’incarnazione più bella e più vera, nell’eroismo delle loro virtù, soprattutto della fede, speranza e carità. Sono nostri compagni di viaggio che possiamo sentire vicini, e a cui possiamo chiedere l’intercessione presso Dio, affidando loro a presentare a Dio per mezzo di Cristo nello Spirito Santo le nostre richieste, il nostro bisogno di amore e di misericordia.

Ma i santi non sono solo loro. Tutti siamo chiamati ad essere santi cioè appartenenti a Dio e a Gesù Cristo nello Spirito Santo, fatti figli nel figlio (1Pt 1,16).

E santi non da soli ma tutti insieme, moltitudine immensa, ossa aride tornate alla vita (Ez 37), unico popolo della nuova alleanza, convocato nella fede, nell’amore e nel servizio (cioè “Chiesa”) secondo quella meravigliosa intuizione del linguaggio della Chiesa “la comunione dei santi”, fatti uno in Cristo nostro capo, di noi suo Corpo.