005 – Lectio divina su 1Pt 1,4-5  (2)

Lectio del 11.3.21

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Testo:

4 εἰς κληρονομίαν ἄφθαρτον καὶ ἀμίαντον καὶ ἀμάραντον, τετηρημένην ἐν οὐρανοῖς εἰς ὑμᾶς

4 per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi,

5 τοὺς ἐν δυνάμει θεοῦ φρουρουμένους διὰ πίστεως εἰς σωτηρίαν ἑτοίμην ἀποκαλυφθῆναι ἐν καιρῷ ἐσχάτῳ.

5 che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.

 

Analisi e riflessione (di preparazione)

4  τετηρημένην =  custodita da Dio (il passivo teologico)

ἐν οὐρανοῖς = l’ouranòs è il cielo, Urano per la mitologia greca. In una visione geocentrica il cielo è in alto e gli inferi sono in basso. E l’umanità ha la sua casa. Per cui, siccome da sempre l’uomo si rivolge in alto a guardare (o ammirare o temere) le stelle, il sole, la luna, i fenomeni atmosferici, il cielo è il “luogo” della divinità. Con il passare del tempo diventa sempre più spirituale, ma anche più difficile da comprendere.. Ancora oggi alziamo gli occhi al cielo!

εἰς ὑμᾶς la custodia di Dio ha qualcosa cui guardare (eis) cioè noi. Lett. “Custodita verso di noi”. L’eredità è fatta per noi, attende noi, come una sala del banchetto già pronta..

5 τοὺς ἐν δυνάμει θεοῦ = c’è una “dynamis”, potenza, forza, vitalità di Dio, cioè lo Spirito, che opera già oggi la nostra custodia.

φρουρουμένους = ci custodisce la potenza se noi ci rifugiamo nel “forte” della fede. Dunque in questo momento sono attive ben due custodie, nei cieli e sulla terra

διὰ πίστεως = la pistis è la fede, l’aver fiducia, l’abbandonarsi a..

εἰς σωτηρίαν = ma un “abbandonarsi verso”, non solo un “abbandonarsi in” qualcuno o qualcosa. Ci gettiamo in braccio ad una situazione vitale, cioè la salvezza, ma che è in realtà il passaggio ad arrivare a possedere l’eredità. Salvezza come l’aspetto negativo dell’essere liberati, del poter fare a meno di ciò che ci condiziona, per gettarci ad appartenere totalmente a Dio che è l’eredità.

ἑτοίμην = salvezza, eredità pronta. L’ambiente felice per noi, che farà a meno di ogni dolore e condizionamento, è già pronto.

ἀποκαλυφθῆναι = apocalypto è il verbo del “tirare fuori dal nascondiglio”, del “rivelare”. La salvezza c’è ma ancora non la vediamo del tutto. Per questo il soldato che ci fa da guardia è la fede, l’affidarci.

ἐν καιρῷ ἐσχάτῳ. = ci sarà un ultimo momento di intervento di Dio, forse già vicino. Certamente risolutore. Finalmente alla fine di tutte le cose (l’eschaton).

Dunque il cristiano vive nel presente, ma la maggior attrattiva è per lui nel futuro, o meglio in un presente che c’è già, che corre parallelo al tempo, ma che sarà pienamente rivelato, cioè percepito e vissuto da noi, in un tempo futuro, senza tempo.

 

Messaggio WhatsApp inviato ai broadcasts:

Carissimi, misericordia gratuita e pace dal Padre in Gesù Signore per la potenza dello Spirito.

Poche parole per presentarvi l’incontro di lectio divina tenuto giovedì scorso. Abbiamo di nuovo concentrato nei stessi sui due versetti 4-5 del primo capitolo della Prima Lettera di san Pietro. Troppa ricchezza per il nostro cuore!

Il testo parla di un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce, conservata nei cieli per noi che dalla potenza di Dio siamo custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.

Biblicamente (il termine appare 287 volte nella Bibbia!) tutto quello che adesso viviamo nella fase di cammino e attendiamo in pienezza alla fine della vita e dei tempi viene chiamato “eredità”. Dopo un lungo cammino di interpretazione fisica e materiale della eredità (la terra, i figli, la vittoria sui nemici..) Dio fa arrivare a capire al suo popolo che l’unica vera grande eredità è Lui stesso: Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Ecco il contenuto profondo dell’alleanza. E’ una questione di relazione, di amore, di appartenenza, di adesione e condivisione.

E questa pienezza di appartenenza, per cui siamo fatti, con la sua potenza Dio l’ha preparata e la “conserva” nei “cieli”. Abbiamo parlato a lungo dei “cieli”, perché anche su questo termine siamo stati chiamati nella storia a passare dall’intendimento fisico (Dio che “abita” “in alto”) a quello simbolico di relazione: c’è un “luogo di Dio” che corre parallelo al tempo, il luogo di Dio che eternamente dà senso a quello che siamo e al cammino che faccio. E alla fine nell’ultimo “kairòs” (intervento decisivo di Dio) Dio stesso rivelerà e porterà a compimento la nostra appartenenza a Lui in Cristo per la vitalità e potenza dello Spirito Santo.

Vi ricordo il link: meet.jit.si/VediamociConPrimo, lunedì (Primo livello, Scuola della Parola) e Giovedì (secondo livello, Lectio divina) ore 21-22. Teniamo in mano il libro della Parola ogni giorno. e Preghiamo con Gesù sulla croce: “Abbà nelle tue mani affido la mia vita”.