Lectio 6.7.23

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110 – Lectio su Eb 5,11-14

 

Testo

 

11  Περὶ οὗ πολὺς ἡμῖν ὁ λόγος καὶ δυσερμήνευτος λέγειν, ἐπεὶ νωθροὶ γεγόνατε ταῖς ἀκοαῖς.

[11] Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire.

 

12  καὶ γὰρ ὀφείλοντες εἶναι διδάσκαλοι διὰ τὸν χρόνον, πάλιν χρείαν ἔχετε τοῦ διδάσκειν ὑμᾶς τινὰ τὰ στοιχεῖα τῆς ἀρχῆς τῶν λογίων τοῦ θεοῦ καὶ γεγόνατε χρείαν ἔχοντες γάλακτος [καὶ] οὐ στερεᾶς τροφῆς.

[12] Infatti voi, che a motivo del tempo trascorso dovreste essere maestri, avete ancora bisogno che qualcuno v’insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido.

 

13  πᾶς γὰρ ὁ μετέχων γάλακτος ἄπειρος λόγου δικαιοσύνης, νήπιος γάρ ἐστιν·

[13] Ora, chi si nutre ancora di latte non ha l’esperienza della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.

 

14  τελείων δέ ἐστιν ἡ στερεὰ τροφή, τῶν διὰ τὴν ἕξιν τὰ αἰσθητήρια γεγυμνασμένα ἐχόντων πρὸς διάκρισιν καλοῦ τε καὶ κακοῦ.

[14] Il nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli che, mediante l’esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere il bene dal male.

 

Sintesi per comunicare (Sito)

 

Giovedì, continuando la nostra lectio divina con gli ultimi versetti di Eb 5 (11-14), abbiamo per un momento, insieme al nostro predicatore Apollo, sospeso il discorso su Gesù Sommo Sacerdote, per un “intermezzo” veramente importante per gli ascoltatori di allora e di adesso. Qui si rivela il desiderio e l’intenzione degli apostoli (e discepoli) di poter guidare i credenti a riflettere, contemplare, accogliere, lodare e praticare in maniera molto bella e profonda la parola del Signore e la sua azione e presenza tra di noi.

Apollo si accorge di essersi innalzato molto nel suo discorso su Gesù, con una complessità e una ricchezza che chi non è molto formato ed esercitato nella riflessione si perde. Per questo si ferma a ragionare sulla condizioni di molti credenti del suo tempo. L’ideale, dicevo, sarebbe quello di “viaggiare” ad un livello di fede e di riflessione molto alto, degno della stupenda opera di Dio in Gesù Cristo. Ma di fatto i credenti, alla seconda metà del primo secolo, pur dopo tanti anni di riflessione su Gesù, sono da rassomigliare più a dei bambini che hanno bisogno ancora di nutrirsi di latte piuttosto che ad adulti capaci di masticare e digerire del cibo più compatto e solido. Anche Paolo parla di questi temi e il desiderio di tutti è che i credenti crescano nell'”uomo interiore”, nell’assomigliare a Cristo che vive per la fede nei loro cuori.

Giovedì abbiamo anche detto che purtroppo nei secoli successivi la Chiesa ha fatto, in concreto, una scelta che solo recentemene (in particolare con il Concilio Ecumenico Vaticano II) ha tentato di riprendere e indirizzare come dovrebbe essere. Quale fu questa scelta? Visto che la gente viveva per lo più nell’ignoranza, in società spesso dominate da poteri assoluti, lo studio e l’approfondimento superiore della fede fu delegato più ai cosiddetti “consacrati” (monaci, preti, suore, ecc..) abbandonando l’idea che ogni credente per sua natura abbia dimestichezza quotidiana con la Parola, sia annunciatore del Vangelo a tutti, operi nella giustizia e nella condivisione e compassione verso tutti. Oggi le dichiarazioni di principio, di una vera pratica del Vangelo, nella pace, nella giustizia, nell’attenzione sono abbondanti come numero, ma noi credenti, specialmente quelli del mondo più arricchito e industrializzato, troppo cammino dobbiamo fare per riscoprire Gesù, la sua infinita ricchezza e grandezza, e praticare la comunione nella sua comunità, suo Corpo, camminando insieme verso la vita eterna… Su mettiamoci all’opera, perché lungo è il cammino e noi e il mondo abbimo bisogno di noi in Gesù!