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31 agosto 2023

116 – Lectio su Eb 6,13-20

 

Testo

 

13  Τῷ γὰρ Ἀβραὰμ ἐπαγγειλάμενος ὁ θεός, ἐπεὶ κατ᾽ οὐδενὸς εἶχεν μείζονος ὀμόσαι, ὤμοσεν καθ᾽ ἑαυτοῦ

[13] Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso

14  λέγων· εἰ μὴν εὐλογῶν εὐλογήσω σε καὶ πληθύνων πληθυνῶ σε·

[14] dicendo: Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza.

15  καὶ οὕτως μακροθυμήσας ἐπέτυχεν τῆς ἐπαγγελίας.

[15] Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso.

16  ἄνθρωποι γὰρ κατὰ τοῦ μείζονος ὀμνύουσιν, καὶ πάσης αὐτοῖς ἀντιλογίας πέρας εἰς βεβαίωσιν ὁ ὅρκος·

[16] Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.

17  ἐν ᾧ περισσότερον βουλόμενος ὁ θεὸς ἐπιδεῖξαι τοῖς κληρονόμοις τῆς ἐπαγγελίας τὸ ἀμετάθετον τῆς βουλῆς αὐτοῦ ἐμεσίτευσεν ὅρκῳ,

[17] Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento,

18  ἵνα διὰ δύο πραγμάτων ἀμεταθέτων, ἐν οἷς ἀδύνατον ψεύσασθαι [τὸν] θεόν, ἰσχυρὰν παράκλησιν ἔχωμεν οἱ καταφυγόντες κρατῆσαι τῆς προκειμένης ἐλπίδος·

[18] affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta.

19  ἣν ὡς ἄγκυραν ἔχομεν τῆς ψυχῆς ἀσφαλῆ τε καὶ βεβαίαν καὶ εἰσερχομένην εἰς τὸ ἐσώτερον τοῦ καταπετάσματος,

[19] In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario,

20  ὅπου πρόδρομος ὑπὲρ ἡμῶν εἰσῆλθεν Ἰησοῦς, κατὰ τὴν τάξιν Μελχισέδεκ ἀρχιερεὺς γενόμενος εἰς τὸν αἰῶνα.

[20] dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

 

Sintesi per comunicare (Sito)

Giovedì scorso, abbiamo terminato l’accoglienza “meditante” del capitolo 6 della lettera agli Ebrei, quello che abbiamo definito essere un “intermezzo” di esortazione alla forza, all’obbedienza e alla fedeltà. Apollo, il nostro “predicatore” conclude la sua esortazione ricordando (un po’ nello stile di Paolo, suo maestro) il padre Abramo che fidandosi della assoluta fedeltà di Dio rimase costantemente aggrappato alle promesse che aveva ricevuto e così la sua discendenza è stata ed è praticamente infinita, impossibile da contare, perché tutti i credenti, di tutti i tempi e luoghi, sono il nuovo Israele “figli” di Abramo. Rileggiamo con attenzione e cuore i capitoli 15 e 22 ella Genesi quando Dio attribuisce “come giustizia” la sua fede ad Abramo. Abbiamo incentrato la nostra meditazione soprattutto sui versetti 18 e 19, con questa fede e questa speranza sono la nostra “ancora di salvezza” come si dice anche oggi: “grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. [19] In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario” . “Afferrati” all’ancora che è Gesù entrato ormai per sempre nel santuario del cielo, non dobbiamo fare altro che rimanere saldi nella fede e nella speranza, avendo assoluta fiducia nel Padre, nel Figlio e nello Spirito. Quando una nave vuol fare una fermata rimanendo stabile “getta l’ancora”, e noi per dare forte senso alla nostra vita abbiamo gettato al di là del velo del tempo e dello spazio quell’ancora che è il Cristo Signore, che ha dato la vita per noi ed è stato costituito nuovo, sommo ed eterno Sacerdote, della vita presente e di quella futura.

Bellissima la rappresentazione delle catacombe di Domitilla, l’ancora a forma di croce con i pesci, sempre simbolo del Figlio di Dio come sappiamo