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Lectio dal 20.6.24

 

153 – 20 Giugno 2024 –
Miele: Cl 1,17

 

 

Al centro del cosiddetto “inno cristologico ai Colossesi” c’è questa frase di sublime bellezza e profondità, al versetto 17:

 

[17] Egli è prima di tutte le cose

e tutte in lui sussistono.

 

L’inno va dal v. 12 (Ringraziamo con gioia il Padre) fino al v. 20, ed è una delle fonti principali per lan nostra dottrina (in greco: dogma) su Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Parole semplici e nello stesso tempo profondissime e sconvolgenti. In sostanza dicono che l’universo, galassie, stelle, sistemi solari, pianeti, la vita nostra e la vita sulla terra, insomma tutto, ma proprio tutto anzitutto è venuto dopo di Gesù Cristo e poi trova inizio, fondamento e fine, vita, speranza, senso, certezza, cammino in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo.

Noi già conosciamo Fl 1,21 (per me (il) vivere è Cristo) che ci conferma Gesù al centro della nostra vita personale e comunitaria. E poi tante e tante altre espressioni della Parola di Dio che parlano di questo fatto, cioè del Logos (il Pensiero, la Luce eterna, la Potenza ecc..) del Padre che tutto ha fatto, tutto, fa, tutto sostiene con la potenza del suo Spirito, che è anche Spirito del Padre.

A me piace raccogliere tutto questo senso, seguendo la lettera di questo versetto (αὐτός ἐστιν πρὸ πάντων καὶ τὰ πάντα ἐν αὐτῷ συνέστηκεν) che Gesù possiamo raffigurarcelo come una mano aperta, la mano visibile del Padre invisibile e su quella mano, sul palmo di quella mano c’è tutto l’universo, ed essa lo sorregge e gli dà vita.Questo il senso del verbo syn-ìstemi, stare tutto insieme collocato, sistemato sopra quella mano.

Abbiamo anche detto che questo versetto ci ricorda da vicino Gv 15,5: Senza di me non potete fare nulla. E Agostino, in un famoso commento, dice: Senza di lui non possiamo fare nulla, non questo o quello, non quell’azione o quell’altra, no, proprio niente, senza di lui.

E ci vengono in mente le folle sterminate di miliardi di esseri creati dal Padre per mezzo di Gesù, nel passato, nel presente e anche nel futuro, che non lo conoscono, non lo amano, e per questo non ringraziano ogni giorno il Padre e non si affidano coscientemente ogni giorno al Maestro, Pastore, Guida, Signore, Luce, Verità, Santità, Sacerdote nuovo ed eterno della nostra vita.

E allora, abbiamo sottolineato, abbiamo bisogno di fede, di accogliere la Parola che ci annuncia queste cose meravigliose, anche se la nostra testa quasi affoga in questo “grande e infinito mare” dell’Essere divino, della sua Provvidenza, del suo amore e della sua giustizia.

E allora diventa essenziale capire (e vivere) perché un piccolo resto è chiamato a far conoscere al mondo, a tutti gli altri, l’amore del Padre in Gesù nella potenza vitale dello Spirito Santo, che fa di noi “figli nel Figlio”, che con lui possiamo gridare al Pade “abbà”, la parola preferita di Gesù.

A tutto questo prima di tutto si addice l’adorazione, anche in silenzio, il prostrarsi davanti a lui, e accogliere e riconoscere che tutto è fatto e vive in poi e per mezzo di lui. E poi la preghiera orante, il nostro “dirci” a lui perché in qualche modo, in un “kairòs” di grazia(momento opportuno voluto da Dio) possiamo percepirlo nel nostro mondo interiore e arrivare a dire con Agostino “in quei momenti sono più certo che esista Lui di quanto sono certo che esisto io!”.