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Lectio del 4.7.24

155 – 3 Luglio 2024 –
Miele: Gv 14,1

 

Ci sono due espressioni in tutta la Parola di Dio, rivolte ad una gran varietà di personaggi, due espressioni che ci parlano di positività e di fiducia. Dunque da conoscere, da imparare a memoria e da ripetere con il cuore e con la mente e anche con la testimonianza della parola laddove sia opportuno. Siamo nel Vangelo secondo Giovanni, nell’ultima cena, nei discorsi di amicizia, confidenza e saluto che Gesù rivolge ai suoi discepoli e in loro ai discepoli di ogni tempo:

 

[14,1] Non sia turbato il vostro cuore.

Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.

(Non temere..  io sarò con te)

 

In queste poche parole c’è l’infinito positivo della vita animata di amore e di speranza. Ci sono due formulazioni, una negativa (“Non sia turbato il vostro cuore”) e una positiva (“Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”). In Mc 5,36, Gesù dice a Giairo, cui è stata annunciata la morte della sua figlioletta: “Non temere, tu continua solo ad avere fede”.. Meraviglioso il versetto di Is 41,14: “non temere vermiciattolo di Israele.. ecco io vengo a salvarti”..

Ora nella Parola di Dio le formulazioni di queste due espressioni sono varie, ma la più comune è certamente “Non temere” e “Io sarò con te”: l’impegno a non sgretolare la roccia interiore con il vento gelido della paura e dell’angoscia, e insieme la consapevolezza coltivata ogni momento che Dio Padre in Cristo e nello Spirito ha garantito la sua presenza nella nostra vita personale e comunitaria..

In questo versetto le due parti sono rivolte come annuncio e richiesta a noi, al nostra cuore: un cuore senza turbamenti e pieno di fede è la situazione migliore dell’interiorità dell’uomo creato da Dio che ha accolto la proposta di affidarsi a lui per il resto dei suoi giorni e per l’eternità.

L’amore caccia il timore, dice san Giovanni (1Gv 4,18) e avere fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo è aver deciso di amarlo con tutto il cuore per tutta la vita, qualunque siano le vicende che ci possono capitare. Nel santuario interiore del nostro cuore, mai accettare che penetrino venti che possano spegnere la piccola fiamma della speranza e della fede..

Nel contesto del discorso, di cui fa parte la frase, c’è una prospettiva umanamente terribile: la croce, la morte, il rifiuto degli uomini, di tutti gli uomini, anche di quelli che avevano deciso di dare fiducia a Gesù (la cerchia dei discepoli) e di quelli che lo avrebbero dovuto riconoscere come l’Inviato del Padre, del Dio d’Israele. Ma Gesù, come sempre, è netto e deciso: la paura, il turbamento, lo stato d’animo perennemente agitato e in confusione, senza speranza e senza gioia devono essere banditi dal cuore dei credenti. “Abbiate fede nel Padre e in me”, affidatevi, camminate con noi, fissate lo sguardo su di noi e su nient’altro, tanto meno su ciò che vorrebbe indurci alla disperazione, discorsi umanamente possibili, ma cristianamente assurdi.

Quello che mi piace sottolineare è il “luogo interiore” della fede e dell’assenza di turbamento: tutto si svolge nella nostra mente e nel nostro cuore. E poi, rasserenati, tranquilli e forti di un amore cui ci siamo affidati e consacrati, potremo andare in mezzo agli uomini e alla donne del nostro tempo e parlare di amore possibile, di speranza più certa della vita stessa sulla terra.

“non temere” e “Io sarò con te” sono i due risvolti della verità della vita, verità che è “corrispondenza” tra un sentimento e una decisione del nostro cuore, con quello che effettivamente è: c’è un Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che da sempre e per sempre ci ama e credendo in lui siamo riempiti di lui, al punto che dentro di noi non ci sia più spazio per nient’altro, tanto meno per sentimenti negativi e auto distruttivi. Qualunque cosa succeda, “abbiate fede” (come Tommaso di cui oggi è la festa: “Mio Signore e mio Dio”).