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Lectio del 12.9.24

 

161 – 12 Settembre 2024 –
Miele: Sl 22(23)

 

Un nuovo giovedì e ancora siamo alla ricerca di miele dalla roccia, di miele dalla Parola di Dio. Il testo biblico “brulica” di cose buone e sostanziose.

E per questo giovedì abbiamo scelto di accogliere un testo notissimo, che tutto insieme costituisce la nostra frase da imparare a memoria: si tratta del Salmo 22(o 23 nella numerazione ebraica), il cosiddetto “Salmo del Pastore”.

L’ho insegnato e fatto pregare alle mie bambine quando le portavo a scuola, e poi a tanti ragazzi e ragazze della comunità parrocchiale. Veramente è una delle preghiere per eccellenza, anche se è difficile dirlo trattandosi un brano della Parola di Dio che è ricchezza su ricchezza!

 

[1] Salmo. Di Davide. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

[2] Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

[3] Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

[4] Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

[5] Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.

[6] Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.

 

Giovedì, data la ristrettezza del tempo concesso, abbiamo in realtà messo in evidenza solo alcuni aspetti di questo meraviglioso testo.

Anzitutto una parola di “inquadramento”: il salmo prende spunto dall’esistenza dei pastori e delle loro pecore, che al tempo in cui il salmo fu scritto era indubbiamente una delle occupazioni fondamentali degli uomini e delle donne: occuparsi delle loro pecore.

Del resto, abbiamo detto (consideriamo ad esempio l’Iliade di Omero) anche che anticamente i re venivano chiamati “pastori del popolo” e nella Bibbia re e sacerdoti e profeti sono spesso chiamati in questo modo, anche se molto spesso vengono rimproverati di non fare quello che devono fare per il bene dei loro greggi.

Comunque l’aspetto che abbiamo messo di più in evidenza è il rapporto stretto, unico, vitale tra pastore e pecore. E per questo non possiamo non citare il capitolo 10 del Vangelo secondo Giovanni dove Gesù è il pastore di tutti coloro che credono in lui: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.. io le chiamo per nome.. riconoscono la mia voce.. e do la vita per le mie pecore..”

E’ ancora vivo nei miei occhi il ricordo di quando durante le passeggiate sui monti ci imbattevamo in questi pastori e le loro pecore, con relativi cani. Condannati a vivere da soli, per lunghi mesi, attenti a far sopravvivere le pecore in mezzo a tanti pericoli, sempre alla ricerca del pascolo migliore e delle fonti migliori. Gente diventata di poche parole, ma saggia e attenta.

Ecco dunque che il salmista, che potrebbe essere un levita che abita a Gerusalemme nel tempio del Signore, o più semplicemente, come è scritto nella intestazione del salmo, lo stesso re Davide che era pastore da ragazzo, e poi divenne pastore d’Israele, e che si affidò sempre a pastore che è il suo Signore..

C’è un’atmosfera di pace, di sazietà, di gioia nel salmo e in tutto il rapporto tra pastore e gregge. Alle pecore il pastore non fa mai mancare prati di erba verde da mangiare, fonti di acqua fresca da bere, e poi, passando dalla metafora alla realtà della nostra vita, il salmista è convinto di essere talmente al sicuro nella protezione di Dio che immagina quasi di avere da lui una tavola imbandita, vino per la gioia del cuore e olio per lo splendore e il profumo del suo corpo. Insomma immagini di festa, di una festa che, se sempre rimane il legame tra Dio e il fedele, è destinata a durare per sempre.

Infatti, con una espressione tipica dell’ebraismo, lo sguardo che contempla e celebra l’amore di Dio per la sua ecora, si allarga alla “lunghezza dei giorni” (le’orèk jamyim), un modo semita per dire per sempre..

E tutto questo passando anche per momenti complicati e difficili rappresentati dagli “oscuri passaggi”, dalle valli profonde e misteriose, gli uàdi, spesso luogo di morte a causa dei torrenti che si ingrossano in pochi minuti se a monte piove un po’. E non c’è scampo, Ma per il salmista c’è sempre salvezza “perché tu sei con me” e segno del sostegno sono paradossalmente gli strumenti di correzione e repressione, il bastone e il vincastro. Semplicemente perché il Pastore Dio sa bene come usare tutto per il nostro bene..

Continuiamo a camminare nella fiducia totale dietro al nostro Pastore, Cristo, che ha dato la vita per noi, e che vuol fare di noi “un solo ovile e un solo pastore”..