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Lectio del 19.9.24

 

162 – 19 Settembre 2024 –
Miele: Rm 8,28 (e fino a 8,39)

 

Questa settimana ci siamo di nuovo affidati a Paolo, perché ci stupisse, ci pascesse, ci guidasse conle sue frasi di miele sostanzioso dalla Parola. Abbiamo scelto la famosa pericope Rm 8,28-39, di cui 8,28 è la frase chiave:

 

[28] Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio,

per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.

 

C’ per noi credenti una chiamata ad esere amati e ad amare. Una chiamata e un amore (verso Dio in alto e verso fratelli e sorelle attorno a noi) che fa della nostra esistenza qualcosa di speciale, anche se lungo il cammino non mancano debolezze e infedeltà.

Giovedì ho raccontato che, fatto parroco, nella mia prima omelia, eravamo nel novembre del 1981, io dissi con forza e convinzione che questa frase di Paolo era da sempre la mia “stella polare”, verso la quale indirizzare la mia vita e con la quale nutrirla.

In questa frase non si nomina Gesù, ma Paolo ne parlerà subito dopo: se Dio in Cristo non ha rsparmiato nulla per amarci, perdonarci, elevarci, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?

E dopo aver elencato tante cose che potrebbero allontanarci da Dio, ma non ci riescono!, Paolo conclude in maniera stupenda e perentoria:

 

[38] Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze,

[39] né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

 

Nulla, veramente nulla, né in alto, né in basso, né in mezzo a noi, né dentro di noi, potrà mai separarc dall’amore di Dio Padre in Cristo Gesù!

Abbiamo anche aggiunto che poste così le cose, per i credenti tutto è assolutamente positivo e che il male non esiste, non essendo altro che bene degradato dal suo livello originale, ma chiamato a recuperare la pienezza della vita. Infatti tutti i “mali” che Paolo elenca come se fossero deterrenti dall’amore di Dio in Cristo Gesù, in una visione e una esistenza di fede “servono” per esercitarci nell’amore, per farci crescere nell’amore, così come è successo a Gesù, come è successo a Giobbe, come dicevano i Santi. E abbiamo citato Teresa d’Avila..

Diceva Agostino: “Se comprendi, ringrazia; se non comprendi, credi e ricerca”. Laddove per consuetudine culturale si parla più di “mali” che di “beni”, anche noi credenti siamo tentati di dire e pensare le stesse cose. Ma per chi ha accolto un solo Principio di tutte le cose, egli è veramente inizio, fondamento e fine di ogni cosa e di ogni evento, che tu lo capisca o no, che tu lo voglia o no. Ecco perché Gesù propone di “accogliere la mia croce”: non sono io che me la sono data, me l’hanno gettata addosso, ma il portarla con amore, come Gesù è qualcosa di grandiosamente, infinitamente redentivo.. Sappiamo bene che da sant’Agostino (pare) la Chiesa continua chiamare il peccato di Adamo, la “felice colpa”, che mise in moto un cammino meraviglioso di salvezza e addirittura di “divinizzazione” di tutti noi!