Lectio divina del 16.9.21

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Testo:

24 ὃς τὰς ἁμαρτίας ἡμῶν αὐτὸς ἀνήνεγκεν ἐν τῷ σώματι αὐτοῦ ἐπὶ τὸ ξύλον, ἵνα ταῖς ἁμαρτίαις ἀπογενόμενοι τῇ δικαιοσύνῃ ζήσωμεν· οὗ τῷ ⸀μώλωπι ἰάθητε.

24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.


25 ἦτε γὰρ ὡς πρόβατα ⸀πλανώμενοι, ἀλλὰ ἐπεστράφητε νῦν ἐπὶ τὸν ποιμένα καὶ ἐπίσκοπον τῶν ψυχῶν ὑμῶν.

25 Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti
al pastore e custode delle vostre anime.

Analisi e riflessione (di preparazione)

 24 ὃς τὰς ἁμαρτίας ἡμῶν = os..autos: proprio lui, Gesù!

αὐτὸς ἀνήνεγκεν ἐν τῷ σώματι αὐτοῦ = portò nel suo corpo

ἐπὶ τὸ ξύλον, = sul legno (della croce..)

ἵνα ταῖς ἁμαρτίαις ἀπογενόμενοι = staccati, fatti lontani, messi lontani (paò – gignomai) dai peccati

τῇ δικαιοσύνῃ ζήσωμεν· = viviamo per la giustizia, con la giustizia

οὗ τῷ ⸀μώλωπι ἰάθητε. = guariti dalle sue piaghe

25 ἦτε γὰρ ὡς πρόβατα ⸀πλανώμενοι, = erranti come pecore (sbandate)

ἀλλὰ ἐπεστράφητε νῦν = ma ora “con-vertiti”, “girati verso”

ἐπὶ τὸν ποιμένα καὶ ἐπίσκοπον τῶν ψυχῶν ὑμῶν. = al pastore e guardiano..

ISAIA 53:

1] Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

[2] È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.

[3] Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

[4] Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

[5] Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

[6] Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

[7] Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

[8] Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

[9] Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

[10] Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

[11] Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.

[12] Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.

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Giovedì scorso, i due versetti conclusivi del secondo capitolo della Prima lettera di Pietro: “24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. 25 Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”. L’abbiamo detto anche la settimana scorsa: tutto porta verso Gesù. E’ lui il vertice dell’univero, e anche del senso del dolore nascosto o conosciuto. La sofferenza pu vivere senza essere “attaccata” al peccato. I nostri peccati hanno seguito da 2000 anni un’altra strada: sono stati inchiodati da Gesù sulla croce insieme al suo corpo di carne, alla sua persona storica e concreta. Come già profetizzato da Isaia 53, egli è il “Servo di Jahvè” che ci ha “ri-collegati” con Dio “portando” i nostri peccati, le nostre lontananze. E questo è stato solo il primo momento. In Gesù c’è ben altro (a cui allude anche la finale di Isaia 53): con la sua risurrezione egli ci comunica il suo Spirito eterno e ora il nostro cammino storico è aperto alla vita, alla vita eterna, all’infinito dove chiamiamo suo Padre, come lui, “Abbà”. Siamo tornati, siamo ricondotti a lui, possiamo vivere una vita di gioia e di forza, dove anche il dolore è strumento di amore.. “Abbà, nelle tue mani affido la mia vita..”

 Vi aspetto dunque tutti lunedì e giovedì, ore 21, su meet.jit.si/VediamociConPrimo.