Lectio divina del 10.2.22
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Testo:
17 ὅτι ὁ καιρὸς τοῦ ἄρξασθαι τὸ κρίμα ἀπὸ τοῦ οἴκου τοῦ θεοῦ· εἰ δὲ πρῶτον ἀφ’ ἡμῶν, τί τὸ τέλος τῶν ἀπειθούντων τῷ τοῦ θεοῦ εὐαγγελίῳ;
17 È questo il momento in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio; e se incomincia da noi, quale sarà la fine di quelli che non obbediscono al vangelo di Dio?
18 καὶ εἰ ὁ δίκαιος μόλις σῴζεται, ⸀ὁ ἀσεβὴς καὶ ἁμαρτωλὸς ποῦ φανεῖται;
18 E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell’empio e del peccatore?
19 ὥστε καὶ οἱ πάσχοντες κατὰ τὸ θέλημα τοῦ ⸀θεοῦ πιστῷ κτίστῃ παρατιθέσθωσαν τὰς ψυχὰς ⸀αὐτῶν ἐν ἀγαθοποιΐᾳ.
19 Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, consegnino la loro vita al Creatore fedele, compiendo il bene.
Analisi e riflessione (di preparazione)
17 ὅτι ὁ καιρὸς = questo è il “momento di Dio”, il kairòs in cui la dmensione di Dio ha deciso di “toccare” il mondo dell’uomo
τοῦ ἄρξασθαι τὸ κρίμα = siamo all’inizio di un “giudizio”, dove ad ognuno sarà indicato il valore della sua vita e delle sue opere
ἀπὸ τοῦ οἴκου τοῦ θεοῦ· = l’inizio è dalla “casa di Dio”, dal popolo di Dio, da noi, dai vicini. Tutti saremo giudicati
εἰ δὲ πρῶτον ἀφ’ ἡμῶν, = se andrà così per noi credenti
τί τὸ τέλος τῶν ἀπειθούντων τῷ τοῦ θεοῦ εὐαγγελίῳ; = quale sarà la direzione e la fine (il “tèlos”) di chi non crede al Vangelo? C’è un evento, il Vangelo, c’è una risposta cui è chiamato ogni uomo.
18 καὶ εἰ ὁ δίκαιος μόλις σῴζεται, = Il credente è “dìkaios”, giusto, secondo la legge stabilita, la dìke
⸀ὁ ἀσεβὴς καὶ ἁμαρτωλὸς ποῦ φανεῖται; = come appariranno, come saranno ridotti coloro che sono senza “pietà” (devozione, obbedienza, rispetto) e pieni di peccato (amartìa)?
19 ὥστε καὶ οἱ πάσχοντες = ed ecco il valore aggiuntivo della sofferenza
κατὰ τὸ θέλημα τοῦ ⸀θεοῦ = la sofferenza che qui viene collegata direttamente al “thèlema” di Dio, che è il suo volere, il suo disegno, il suo “tèlos”
πιστῷ κτίστῃ = Dio creatore credibile, degno di fede
παρατιθέσθωσαν τὰς ψυχὰς ⸀αὐτῶν ἐν ἀγαθοποιΐᾳ.= soffrire come vuole/permette Dio Creatore ci costituisce con sicurezza nella sfera del “fare il bene”. Mette in luogo sicuro le nostre anime, il centro di noi stessi.
Messaggio WhatsApp inviato ai broadcasts:
Nell’adorazione dell’unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
Giovedì scorso, in cui abbiamo ringraziato lo Spirito anche perché è già un anno che vive questa lectio divina, abbiamo accolto i versetti finali del quarto capitolo della prima lettera di Pietro: “17 È questo il momento in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio; e se incomincia da noi, quale sarà la fine di quelli che non obbediscono al vangelo di Dio? 18 E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell’empio e del peccatore? 19 Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, consegnino la loro vita al Creatore fedele, compiendo il bene” (1Pt 4,17-19). Il fatto che voi soffrite – dice Pietro ai credenti destinatari della lettera – è segno che siete dentro il progetto di Dio, il suo volere, a immagine e in comunione con Gesù, per la sofferenza e per la gloria in una speranza certa. Dunque è il momento di Dio per il giudizio sulla vita di tutti, credenti nel Vangelo e non credenti. Credere offrendo la prova e il dolore è garanzia di essere nella sfera del bene. Mentre per gli “altri”, per chi non accoglie o condivide la fede e l’amore di Dio in Cristo, Pietro è piuttosto duro, seppure sotto forma di domanda e si chiede: cosa ne sarà di loro alla inevitabile resa dei conti? E ci siamo detti: certamente la misericordia è il volto definitivo del Padre in Gesù, ma la serietà e la responsabilità dell’ascolto e obbedienza all’evangelo rimangono una chiamata per tutti, dentro e fuori la Chiesa..