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in Gesù, misericordia e pace.
Un breve riassunto di lunedì scorso e una proiezioni in avanti: domani, giovedì 4 marzo abbiamo la lectio divina su 1Pietro 1,4-5. Il link sempre lo stesso: meet.jit.si/VediamociConPrimo.
Lunedì abbiamo parlato di un tema che sta moto a cuore a tutti gli studiosi di Bibbia, e non solo: la distinzione tra “tempo lineare” e “tempo circolare”.
Noi possiamo essere storia in due modi profondamente diversi, a seconda della visione cui diamo la preferenza.
Chi vive la sua storia circolare, vive i “i circoli” in cui è immerso: i giorni, i mesi, gli anni, le settimane, il lavoro.. Ogni giorno il sole sorge e poi tramonta, ogni giorno si cucina, ci si ama, ci si odia, ecc.. Dopo il week end passato aspetto e progetto il prossimo..
Chi invece vive il suo tempo in una prospettiva soprattutto lineare accetta di essere immerso in qualcosa che cammina, avanza, ha avuto inizio e avrà fine, e soprattutto non ritorna.. Per questo ogni esistenza è irripetibile, ogni gesto e momento sono irripetibili. E tale è soprattutto la storia biblica: un dono che ha avuto inizio, che si svolge e che avrà fine. E di ogni momento renderemo conto; e in ogni momento plasmiamo il nostro volto unico.
In questa visione una volta sola Abramo ha obbedito a Dio pronto ad uccidere suo figlio; una volta sola Gesù è morto e risorto; una volta sola siamo nati e una sola moriremo. Non ci siamo fatti da noi, e siamo chiamati a vivere per chi ci ha fatti, ci sostiene, ci chiama e ci farà vivere presso di sé per sempre.
E questa storia, soprattutto nella visione biblica, è punteggiata di “kairòi”, i momenti opportuni, i momenti “forti”, decisivi, importanti, “kairòs” è il momento dell’incontro tra tempo ed eternità, il momento della scelta che condiziona tutto.. Rileggiamo la lettera agli Ebrei, capitoli 11 e 12. E tutto è dono, e tutto è grazia, e tutto, camminando, concorre al bene (Romani 8,28). “Canta e cammina!” (Agostino).
E ora, come sempre “Abbà, Nelle tue mani affido la mia vita” (Lc 23,46).