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26 giugno 2023
50. Gv (3). Vangelo secondo Giovanni (3).
Logos e linguaggio a spirale
Lunedì scorso abbiamo voluto parlare di qualcosa di più “alto” (o “profondo”, se vogliamo) presente nel Vangelo secondo Giovanni. Sono tante le cose di portata ben più al di sopra del nostro quotidiana, ma di esse ne abbiamo scelte due, che abbiamo appena accennato.
Anzitutto abbiamo riflettuto sul primo versetto del Vangelo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). La parola scelta da Giovanni è “Logos”, parola assolutamente comune nel linguaggio religioso e filosofico greco. Il Logos è l'”idea” in tutte le sue determinazioni: Ragione, Senso, Parola, Progetto, paradigma iniziale, Comunicazione, Ordine, Universo strutturato.. (Rileggiamo a questo proposito l’inizio del Faust di Goethe!). Per Socrate il Logos è la scintilla divina che è in noi, nella nostra ragione, e per le religioni è quel principio che contiene i “semi” di ogni cosa che poi si “squaderna” nell’universo come dice Dante. Da dove la ragionevolezza, la bellezza, la vitalità di ogni esistente nell’universo se non dal Logos? In particolare il Logos è il Do primo, creatore, non conosciuto e non conoscibile, rivolto verso di noi, fatto idea e idee del mondo. Ora per Giovanni questo Logos è Gesù, Dio Figlio di Dio. E da questo versetto i Padri della Chiesa attinsero gli elementi per definire la verità di fede del nostro Credo: il Logos è principio senza principio, egli è “presso” “rivolto verso” (pros) “il” Dio (così l’originale: ton Theòn), cioè “di fronte” al Dio unico, il Dio d’Israele, il nostro Dio, in comunione con lui, ma separato da lui. Eppure come il Dio, il Logos è Dio (senza articolo) cioè “un” Dio, cioè della natura di Dio. Dunque, Gesù Logos (tradotto dai latini come “Verbum”, Parola) è dunque Dio Figlio di Dio eterno, generato non creato, uguale nella natura ma distinto nella persona rispetto al Padre, al Dio.
Come secondo momento, ma riprenderemo questo argomento, abbiamo parlato di come Giovanni intesse i discorsi di Gesù, con un metodo che chiamiamo “rivelazione progressiva a spirale avvolgente ascendente” come le spire di un serpente: egli usa frasi che prese da sole sono semplici, ma poi, seguendo lo svolgersi del discorso la seguente sviluppa la precedente, aggiunge, spiega, contraddice e la rivelazione dell’annuncio cresce fino ad altezze inimmaginabili. Sembra ripetere sempre la stessa cosa, in realtà procedendo il discorso si approfondisce e arricchisce sempre tramite l’uso di frasi di per sé semplici. Abbiamo seguito un brano del capitolo 5 del Vangelo secondo Giovanni. Veramente la Parola di Dio è fatta per i piccoli e per i grandi, per chi comprende qualcosa e per chi arriva a profondità molto più grande. Il testo è sempre quello! Proviamoci anche noi: prendiamo una frase, poi vediamo come la successiva si aggancia e sviluppa il pensiero collegandola alla precedente..