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4 settembre 2023
52. Rm. Lettera ai Romani (2).
Il Vangelo di Paolo (capp.1-4)
In questi lunedì in cui non ho proprio avuto modo di mettere per iscritto ciò su cui abbiamo riflettuto, abbiamo fatto scorrere sotto i nostri occhi, la nostra mente e il nostro cuore la lettera di Paolo ai Romani mettendo in luce i temi principali di quello che egli chiama “il mio Vangelo”. Paolo vuole andare a Roma, prima o poi, e allora passa gli inverni a Corinto meditando su quello che il Signore Gesù gli ha consegnato da annunciare al mondo nella potenza dello Spirito. E il cuore del Vangelo di Dio in Cristo è la fede, è la ripresa e il compimento di Is 6,9 e soprattutto di Ab 2,4, dopo la grande promessa ad Abramo in Gn 15,6. Abramo crede a Dio su cose impossibili e Dio “glielo ascrisse come giustizia”. Il giusto vivrà per la sua fede. E questa fede crede che Dio Padre in Cristo per la potenza dello Spirito Santo ci costituisce giusti appena abbiamo fede, giustizia della giustizia della fede. Non sono le opere della Legge che ti fanno diventare gradito a Dio e ti collocano a quel livello che Dio vuole (la sua “giustizia”), come vanno dicendo gli Israeliti, ma è la fede con cui accogliamo Gesù e ci aggrappiamo a lui. Sappiamo bene che ci sono versetti nella lettera ai Romani (peraltro già anticipati nella lettera ai Galati) che ci annunciano questo nuovo mondo, in particolare Rm 1,16-17: “[16] Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. [17] In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà”. 1) Il Vangelo è una forza potente che annunciata e accolta 2) costituisce il credente in quella “giustizia” (situazione ottimale di equilibrio di ogni valore voluta da Dio) 3) giustizia che viene donata a chi crede. Basta credere, non pretendere, con considerarsi capaci di salvarsi da sé, basta aggrapparsi a Cristo e il resto verrà da sé, anche la fede che opera per mezzo della carità.
Dunque anche se il cammino è ancora lungo e pieno di insidie, il credente vive già con Dio in Gesù Cristo e nello Spirito Santo, di fede in fede (espressione piuttosto oscura, qualcuno la interpreta come detta dei vari passaggi dei doni di Dio, dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Prima Alleanza a quella definitiva, dalla vita secondo la carne, alla vita secondo lo Spirito.
Per secoli si è dibattuta la natura di questa “giustizia di Dio” perché a prima vista sembrerebbe parlare della giustizia secondo il concetto umano, quella “retributiva”: tu fai il bene e ricevi il premio, tu fai il male e ricevi il castigo. Qui invece (e Lutero in questo fece il suo punto centrale e insostituibile di dottrina e vita) gratuitamente e totalmente Dio ci dona la giustizia per cui egli è giusto (ed egli non può non essere “giusto” cioè corrispondere a se stesso ed essere in linea con se stesso!) e fa di noi persone gradite a lui. Basta la fede senza limiti, basta immergerci nel mistero pasquale di Cristo, di morte e risurrezione.
La vita continua ancora con il suo ritmo, i suoi alti e bassi, gioie e dolori, cose sante e cose molto meno sante. Ma in chi è credente Dio è all’opera e tutto “coopera al bene” lungo il cammino che lo porterà alla situazione finale di vera perfezione..