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11 settembre 2023
52. Rm. Lettera ai Romani (3).
Il Vangelo di Paolo (capp.5-8)
I capitoli della lettera di Paolo ai Romani, dal 5 all’8, sono molto belli, al cuore della lettera, ma anche piuttosto complicati e difficili. Perché Paolo ha il coraggio di trattare la nostra situazione umana non solo alla luce del dono gratuito di Dio in Cristo, in una sorta di “alto livello” dell’esistenza, ma anche per come siamo e per come viviamo ogni giorno, riempiti di Spirito ma ancora trascinati, attirati, sedotti dalla condizione carnale.
In questi capitoli Paolo presenta l’esistenza umana di tutti noi come un cammino fra varie condizioni, sia a livello storico, che personale e comunitario. Riepilogo il tutto in cinque grandi situazioni e passaggi, presenti in questi capitoli e in tutta la lettera:
1) Fin dall’inizio della sua storia l’uomo si è ribellato contro Dio volendo essere il Dio di se stesso. Quindi è scritta la sensibilità del giusto nella coscienza di ognuno, credente o no, e fin dall’origine dei tempi. E l’uomo ha peccato a immagine del peccato di Adamo ed Eva. 2) Poi Dio ha dato al mondo il cammino di Israele, la promessa, e la fede che egli ascrive a giustizia (Gn 15). E’ il tempo dei “padri” della storia. 3) Quindi per far conoscere il peccato e lottare contro di esso (pur soccombendo spesso ad esso) Dio ha dato la Legge, che non riesce ad aiutare in tutto l’uomo a fare quello che comanda, ma facendogli conoscere, in teoria e nella esperienza di vita, la sua debolezza gli fa gridare a Colui che può salvarlo. 4) Ed ecco, nella pienezza dei tempi, l’incarnazione degli Figlio di Dio dove si rivela la salvezza per grazia, cioè attraverso un dono assoluto, di cui Dio solo ha l’iniziativa. E all’uomo basta credere, rispondendo con la fiducia all’azione di Dio, e tutto in lui cambia e può vivere una vita nuova, di livello superiore, creato nella giustizia e nella santità di Gesù Cristo per la potenza dello Spirito di adozione che addirittura fa dei credenti dei figli adottivi di Dio. In questa visuale ci sono qua e là degli accenni per cui il fondo comune di tutti gli uomini, la coscienza, rimane, la percezione della giustizia dentro di noi, scritta in tutti gli uomini secondo la profezia di Geremia 31 (“Scriverò la mia legge nei loro cuori..”). 5) In questo tempo (come dice Oscar Cullmann “tra già e non ancora”, tra il tutto avvenuto in Cristo e il da avvenire per noi) il credente, ogni credente, Paolo per primo, cammina in una situazione così bene (e angosciosamente!) descritta nel capitolo 7: ormai costituito nella vita di Dio per la fede in Cristo e la potenza dello Spirito, egli però lotta ancora con la sua carne, i suoi istinti, i suoi desideri contrari allo spirito. Le parole del capitolo sono un crescendo quasi di sconforto fino al grido “Chi ci libererà da questo corpo di morte?” cui segue però la grande risposta “Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo”. E da lì, con il capitolo 8 la strada ricomincia piana, conoscendo e annunciando quello che il dono gratuito del Padre fa di noi, cioè figli nel Figlio per i quali “tutto coopera al bene” (8,28).