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29 Luglio 2024
146. Lunedì 29 Luglio 2024
66. Gc – Lettera di Giacomo (1)
Pur con questo caldo faticoso e piuttosto oppressivo, pur con un filo di voce, siamo andati avanti anche in questa settimana con la nostra “Scuola della Parola” nel suo 146° appuntamento. Al Signore affidiamo il nostro cuore, la nostra mente e la nostra voce perché si serva di noi almeno un poco per annunciare e diffondere il suo regno di pace, mentre sulla terra soffiano venti di guerra sempre più minacciosi e l’uomo continua a coltivare la sua pazzia, che ha ben coltivato, direi, fin dalle origini del sul essere sulla terra!
E abbiamo chiuso la serie importante ei documenti legati a san Paolo, il cosiddetto “corpus paolinum”, e siamo passati a un altro corpo di lettere che hanno come denominazione comune l’espressione “Lettere Cattoliche”. Esse infatti, diversamente dalle lettere paoline, non sono indirizzate chiese particolari o a persone singole ma sono rivolte alle comunità cristiane del loro tempo, stimato tra il 70 e il 100 dopo Cristo, nell’epoca storica così delicata del mettere radici delle comunità cristiane nelle varie parti dell’Impero e delle terre conosciute. Lettere “cattoliche” perché indirizzate all'”olon” cioè al “tutto insieme”, a tutte le comunità cristiane esistenti. Esse continuano l’uso iniziato con le ultime lettere di Paolo secondo cui un documento, nato da persone e situazioni importanti, veniva diffuso “in giro” nelle varie comunità dei vari luoghi, accogliendo le esortazioni e gli indirizzi che i discepoli del Signore, o i loro discepoli, sentivano di dover dare ai fedeli credenti, in un’epoca portata molto “sincretismo” cioè a unire insieme e mescolare affermazioni teoriche e usi pratici prendendo con libertà da questa o quella religione..
Le lettere Cattoliche sono sette e la prima, che abbiamo appena cominciato ad accogliere, è la lettera attribuita a Giacomo, discepolo e fratello del Signore. Una lettera breve di cinque capitoli ma “pepata e salata” come raramente altre, una lettera di uno che parla con sincerità e forza e non fa sconti per nessuno.
La figura del Giacomo cui la tradizione attribuisce la lettera viene fin dall’antichità identificata con Giacomo “il Minore”, cioè non Giacomo figlio di Zebedeo e di Salome, fratello di Giovanni, che fu primo martire della comunità di Gerusalemme dopo Stefano, ucciso da Erode Antipa “per far piacere ai Giudei”, lo stesso re che poi subito dopo imprigionò Pietro con l’intenzione di farlo uccidere dopo la Pasqua. Ma, come sappiamo da Atti 12, la cosa non gli riuscì allo stesso modo!
Questo Giacomo, detto anche Giacomo di Alfeo, fu di fatto il capo della comunità di Gerusalemme e fu martirizzato in una sommossa poco prima della distruzione di Gerusalemme nel 62 dopo Cristo. Egli fu protagonista delle vicende della sua comunità, fra tutte il famoso Concilio di Gerusalemme del 49.
Era di fatto tendente a considerare la comunità cristiana strettamente legata a quella giudaica e cercò di far conoscere e osservare la Legge di Mosè accanto alle parole del Signore. Paolo ebbe a che fare tutta la vita per difendere dai suoi modi di vedere la grazia della fede (il giusto vivrà per la sua fede) da una impostazione che voleva la fede valida solo se incarnata nelle opere della Legge. Anche se bisogna dire che Giacomo non cercò tanto l’osservanza esteriore dei Giudei ma una osservanza dei principi più veri e più importanti che ci ha enunciato e donato Gesù Cristo.
Alla fine lui e Paolo, che sembrano così distinta, sono sostanzialmente vicini nelle loro affermazioni di fede e di giustizia.
In attesa di sfogliare insieme la lettera nei prossimi appuntamenti cerchiamo di leggerla con attenzione e con cuore, disposti a riconoscere il vero seme della Parola di vita che è Gesù Cristo Vivente.